Dal Dott. Antonio Gabrielli, referente del network www.consulentiaziendaliditalia.it per la provincia di Parma, importanti considerazioni su come risolvere un annoso problemi, quello delle sofferenze bancarie e del patrimonio immobiliare italiano.
Italfondiario, per quasi un secolo costola della Banca D’Italia, oggi sottolinea l’urgenza di un intervento normativo volto a rendere appetibile sul mercato gran parte del patrimonio immobiliare italiano, che rischia di essere pesantemente svalutato dal protrarsi della crisi.
Il Gruppo Italfondiario, appartenente dal 2004 a Fortress, è infatti impegnato, al fianco di banche, assicurazioni e finanziarie , nella difficile partita dei Non PerformingLoans ( NPL), i prestiti in sofferenza che hanno raggiunto in Italia un volume di 177 miliardi di euro. La cifra è veramente imponente, soprattutto se si considera che i crediti in sofferenza ammontavano nel 2008, prima della crisi a 48 miliardi. Si avviano a quadruplicare il loro peso, e di questi 177 miliardi circa la metà sono prestiti garantiti da ipoteca suimmobili.
Considerando un erogato complessivo di 1814 miliardi, l’impatto delle partite ammalorate tocca oggi il 9,3 per cento del totale, ovvero il valore percentualmente più elevato da quando Banca d’Italia ha iniziato, nel 1998, questo tipo di rilevazioni. Un vero e proprio allarme se si considera che questa percentuale, storicamente, si aggirava intorno al 3 per cento.
E’ una montagna di crediti di difficile soluzione, considerando che nel 2008 le esecuzioni immobiliari arrivavano a soluzione al 37 per cento, dopo due aste e relativi abbassamenti di prezzo. Oggi siamo al 13per cento, ma dopo 4 o 5 aste.E’ evidente che diviene importante ridurre i tempi e per questo l’Italia dovrebbe adottare nel più breve tempo possibile la normativa europea che, nella gestione dei mutui casa, favorisce gli accordi extragiudiziali, così da arrivare a definire in modo transattivo le posizioni di rischio.
Il tempo influisce direttamente sulla qualità dell’immobile, che rischia di finire abbandonato e senza alcun tipo di manutenzione per il lungo periodo dell’attività giudiziaria. Nella pratica si arriva mediamente a una transazione del 50 per cento della cifra inizialmente indicata dalla perizia del CTU, ma solo dopo molti anni e rilevanti spese.
Si devono quindi rivedere i tempi della burocrazia e riconsiderare la posizione del debitore che deve essere aiutato dal sistema delle aste. I grandi gruppi creditizi da Unicredit a Intesa SanPaolo a Bnl- BnpParibas sono alla ricerca di una via d’uscita da un groviglio che appesantisce in maniera sostanziale i loro bilanci.
Riflettendo sulla situazione di pesante sofferenza bancaria sopradescritta, ritengo che i commercialisti dispongano di buone e ragionevoli motivazioni, oltre a quelle tecniche disciplinate dalla recente legge fallimentare, per addivenire ad accordi stragiudiziali con le Banche ai fini di alleggerire le aziende, e i privati, dalle proprie posizioni debitorie, anche se garantite da ipoteche sugli immobili.
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