Migliorare il tuo rating può certamente garantirti un futuro agevolando il tuo accesso al credito ma anche farti risparmiare molto denaro.

Stare sul mercato oggi è sicuramente difficile ma, se si vuole avere garanzia di continuità per il futuro, non si può più prescindere dall’accesso al credito che deve diventare un obiettivo prioritario per le imprese.
È fin troppo facile prevedere che in futuro le banche saranno ancora più restrittive e puntigliose nel selezionare le aziende meritevoli di credito. Dal 1° gennaio 2019 i parametri di Basilea 3 saranno pienamente in vigore e non ci sarà più spazio per coloro che non hanno le “carte a posto”. Un consiglio: datti da fare finché sei in tempo.
Cosa fare?
Bene, cominciamo col dire che oggi più che mai si rende necessaria non solo una più attenta e ponderata (sotto il profilo del rischio) pianificazione delle strategie gestionali, ma anche una verifica degli effetti che le scelte di gestione hanno sull’equilibrio finanziario dell’impresa. Inoltre diventa importante anche una attività di simulazione degli scenari futuri a fronte del cambiamento di alcuni parametri fondamentali di riferimento. Quali parametri? Quelli che influenzano il rating.

È fin troppo evidente, infatti, che in contesto come quello prospettato, assumerà sempre maggiore rilievo l’affidabilità della singola impresa ed il giudizio sull’affidabilità è espresso dal rating.
Vuoi che la tua azienda abbia un futuro? Allora devi cercare di migliorare il suo rating. Pensi che stiamo parlando di cose che succederanno fra mille anni su Marte? Purtroppo ti sbagli ed è uno sbaglio che rischi di pagare molto caro. Migliore è il rating assegnato all’azienda e maggiori sono le possibilità di accedere al finanziamento (non solo quello bancario) e maggiori sono le possibilità di ottenere condizioni favorevoli pagando tassi di interesse inferiori e non solo.
A proposito: conosci il rating che ti ha assegnato la banca? Sai se le condizioni che ti applica la banca sono quelle corrispondenti al tuo rating? Come puoi immaginare la banca non si farà certo parte diligente informandoti del fatto che puoi ottenere condizioni migliori. Devi essere tu a chiedere ed ovviamente per chiedere devi essere informato.
Ma veniamo alla pratica. I criteri per l’assegnazione del rating sono sfortunatamente diversi da banca a banca ma possiamo dire che in generale la valutazione è frutto di un’analisi condotta sulla base di dati quantitativi, contabili e andamentali da una parte ed informazioni di natura qualitativa relative all’impresa dall’altra.
In questa scheda ci occuperemo dell’analisi quantitativa che da sola pesa per circa il 40% della valutazione complessiva del rating.
L’analisi quantitativa si fa per buona parte usando gli indici e/o gli indicatori. Cosa sono?
Gli indici e/o gli indicatori di bilancio sono strumenti di analisi finanziaria utilizzati per valutare la situazione economico-patrimoniale di un’impresa, indagando sulla redditività aziendale e sulla solidità dell’equilibrio finanziario.
Conviene conoscerli perché le banche li usano già moltissimo e li useranno sempre più in futuro. Di seguito faremo un excursus sui principali indici di bilancio, sul loro funzionamento e su come possono influenzare, positivamente o negativamente, il giudizio della banca.
Innanzitutto vediamo alcune semplici definizioni:
L’attivo immobilizzato è costituito dai beni che sono destinati a permanere per lungo tempo nel patrimonio aziendale mantenendo la loro utilità per più anni. Essi formano la struttura tecnico-organizzativa dell’impresa e sono ad esempio i macchinari, gli impianti, gli immobili, i brevetti, le partecipazioni in altre imprese, ecc…. .
L’attivo circolante si riferisce alle attività che sono liquide o possono essere rese tali in breve tempo e viene detto anche capitale circolante o capitale di esercizio. L’attivo circolante comprende le liquidità differite vale a dire rimanenze di merci, materie e prodotti, i crediti, e le liquidità immediate vale a dire la cassa e i c/c attivi e le attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni.
Il capitale circolante è costituito dai crediti verso clienti + magazzino – debiti fornitori.
Il patrimonio netto (o Capitale Proprio) è il valore che si ottiene facendo la differenza tra il totale delle attività e il totale delle passività. In pratica è il valore contabile dell’azienda ed è costituito dall’ammontare degli apporti dei soci (o del titolare) + utili non prelevati + riserve di patrimonio a vario titolo contabilizzate (riserve di rivalutazione e/o derivanti da operazioni straordinarie, ecc…).
Il capitale di terzi è costituito dai debiti dell’azienda verso banche, fornitori, finanziatori o altri enti e persone. In pratica sono i debiti e le passività dell’azienda ed che a sua volta si distinguono in debiti a breve (o passività immediate) e debiti a medio/lungo termine (o passività consolidate).
L’indebitamento finanziario netto è dato dalla differenza tra le poste passive di natura finanziaria (debiti verso banche ed altri finanziatori) e quelle attive (disponibilità liquide e altre attività finanziarie presenti nell’attivo che possono essere utilizzate per ridurre il debito);
L’utile netto il reddito dell’impresa al netto di interessi (gestione finanziaria), tasse (gestione fiscale), deprezzamento di beni e ammortamenti. È in pratica ciò che sì è realmente guadagnato a fine anno.
Ebitda, o MOL (margine operativo lordo) in italiano, evidenzia il reddito di un’azienda basato solo sulla sua gestione caratteristica al lordo, quindi, di interessi (gestione finanziaria), tasse (gestione fiscale), deprezzamento di beni e ammortamenti.
L’Ebit esprime il reddito prima delle imposte e degli oneri finanziari ovvero il reddito operativo aziendale.
Gli oneri finanziari sono i costi sostenuti per interessi passivi e/o tutto quanto è collegato al costo del debito.

Gli indici possono essere suddivisi in tre grandi aree, e cioè:
1. Reddituale (indici che indagano sulla capacità dell’impresa di produrre utili);
2. Patrimoniale (indici che indagano sulla struttura del patrimonio dell’impresa)
3. Finanziaria (indici che indagano sulla struttura dell’equilibrio finanziario).
Per quanto riguarda gli indici dell’area reddituale più utilizzati dalla banche abbiamo:
o Ebitda (già descritto in precedenza) che indica a coloro che valutano il bilancio se l’attività caratteristica dell’azienda genera profitti o meno;
o Indice ROS (Ebit/fatturato) indica in pratica il margine che l’impresa ha sulle vendite; È ovvio che bassi margini sulle vendite evidenziano una situazione di potenziale rischio in quanto possono essere facilmente erosi eventi esterni inattesi;
Indice ROT (fatturato/capitale investito) rappresenta un importante indicatore di efficienza, in quanto esprime la capacità del capitale investito di “trasformarsi” in ricavi di vendita; In pratica indica quanti investimenti sono necessari per ottenere un certo fatturato; Più investimenti sono necessari più rischio c’è;
o Indice ICR (Ebit/oneri finanziari) che sta ad indicare se l’azienda ha a disposizione reddito per pagare gli interessi passivi; Il valore dell’indice dovrebbe quindi essere sempre superiore ad 1, meglio se superiore a 2 in quanto il reddito dovrebbe essere sufficiente non solo per pagare gli interessi ma anche per rimborsare il capitale; Se il risultato è inferiore ad 1 significa che il reddito dell’impresa non è nemmeno sufficiente a pagare gli interessi e quindi non troverete nessuno disposto a finanziarvi;
o Indice ROE (utile netto/patrimonio netto) in pratica indica la percentuale di profitto che l’imprenditore ha ottenuto sul proprio capitale; Attenzione perché non sempre avere un ROE elevato è positivo in quanto può significare che l’imprenditore ha investito poco e che usa un’alta “leva finanziaria” (in pratica usa molto capitale di terzi);
Per quanto riguarda gli indici dell’area patrimoniale più utilizzati dalla banche abbiamo:
o Il margine di struttura globale (Patrimonio netto + passività consolidate / Capitale immobilizzato) indica la copertura degli investimenti a lungo termine; in pratica gli investimenti a lungo termine (macchinari, immobili, ecc…) devono essere finanziati con capitale proprio o debiti a lungo termine; se ci si finanzia con debiti a breve si crea un notevole squilibrio finanziario;
o Il margine di tesoreria (Attivo circolante / Passività immediate) è l’antitesi del precedente ed indica la condizione di solvibilità/liquidità dell’azienda; in pratica la liquidità più i crediti a breve debbono essere maggiori dei debiti a breve per garantire la solvibilità;
Per quanto riguarda gli indici dell’area finanziaria più utilizzati dalla banche abbiamo:
o Il Debt/Equity (Indebitamento finanziario netto / Capitale proprio) in pratica serve ad indicare quanto è più grande il peso totale del debito (rischio della banca), rispetto al capitale investito dell’impresa (rischio dell’imprenditore); in soldoni: se non sei tu il primo a crederci, perché ci dovrebbe credere la banca?
o L’indice di leva finanziaria o rapporto di indebitamento (Attivo circolante + Attivo immobilizzato / capitale proprio) è simile al precedente ed indica di fatto quanti debiti ha fatto l’impresa in rapporto agli investimenti totali.

È sufficiente conoscere gli indici utilizzati dalle banche per migliorare il proprio rating? Ovviamente no.

Diciamo subito che, comunque sia, fare un’analisi del proprio bilancio con gli indici che abbiamo appena visto ti può dare un’idea molto più precisa della struttura finanziaria e patrimoniale della tua azienda. Inoltre ti da un’idea più precisa di come ti vede la banca e questo, a nostro avviso, ha un grande valore. Se mi presento male come posso sperare di avere finanziamenti? Se non riesco ad avere finanziamenti come posso sperare di avere un futuro?
Gli indici individuano i tuoi punti deboli. Ti danno un diagnosi e tu devi trovare un dottore che ti prescriva la cura. Sei in grado di curarti da solo? Ok, perfetto, congratulazioni. Non ti senti in grado? Rivolgiti a noi con fiducia.

Quali azioni mettiamo in atto noi per migliorare il vostro rating? Sarebbe troppo lungo e complicato spiegarlo in questa sede.
Comunque, in generale, possiamo dire che risulta fondamentale effettuare delle analisi di sensitività (analisi “What if”), cioè verificare come cambiano i risultati finali al modificarsi di alcuni parametri di riferimento (capitale proprio, entità dell’attivo immobilizzato, entità del capitale circolante, giorni medi di incasso e pagamento, fatturato, ecc.).
In questo modo si possono simulare “a priori” i possibili scenari futuri capire su quali fattori è più utile ed agevole intervenire per ottenere significativi miglioramenti.

Ora ti invitiamo a riflettere su questo:

CIRCOLO VIZIOSO
Supponiamo che il tuo rating peggiori rispetto all’esercizio precedente.
In questo caso la Banca, senza tanti complimenti, ti notifica una variazione unilaterale al contratto di conto corrente applicandoti condizioni peggiori. Di conseguenza:
+ gli oneri finanziari aumentano
– L’Ebit (reddito operativo) diminuisce
+ L’indebitamento aumenta
– Gli indici peggiorano
– Peggiora nuovamente il rating
Se questo si ripete per 2/3 anni la Banca, all’atto del rinnovo degli affidamenti, “propone” una riduzione dei fidi concessi (ci spiace Sign. Bianchi ma sa … la Direzione); A questo punto l’azienda va in difficoltà, comincia a non rispettare più le scadenze; Il rating peggiora ulteriormente perchè la “centrale rischi” è “sporca”; La Banca revoca in toto gli affidamenti e chiede il rientro; L’azienda viene a trovarsi in stato di insolvenza.
Pensi che sia pura teoria? In realtà è più o meno ciò che è accaduto a migliaia di imprese che oggi non ci sono più.

CIRCOLO VIRTUOSO
Supponiamo che il tuo rating migliori rispetto all’esercizio precedente.
In questo caso tu, con l’ausilio dei tuoi consulenti, con molta cortesia ma anche molta determinazione, chiedi una variazione al contratto di conto corrente pretendendo vengano applicate condizioni migliori. Di conseguenza:
– gli oneri finanziari diminuiscono
+ L’Ebit (reddito operativo) aumenta
– L’indebitamento diminuisce
+ Gli indici migliorano
+ Migliora il rating
Se questo si ripete per 2/3 anni l’azienda può riuscire a risparmiare una cifra consistente sul costi degli oneri finanziari (fino al 50%); A questo punto altre banche, attirate dal fatto che il “rischio percepito” è basso si fanno avanti; Per entrare sono disposte a praticare condizioni ancora più favorevoli; Il rating migliora ulteriormente; L’azienda può scegliere come e dove finanziarsi e non vengono più nemmeno offerte le garanzie fideiussorie dei soci; L’azienda viene a trovarsi in stato di pieno equilibrio finanziario.
Pensi che sia un libro dei sogni? In realtà è più o meno ciò che è accaduto a molti nostri clienti.

Siamo convinti di aver ben reso l’idea e che tu ora abbia capito perché ti conviene migliorare il tuo rating.
Da un lato puoi riuscire a migliorare in modo significativo i risultati economici della tua azienda e dall’altro puoi contribuire aumentarne di molto le probabilità di sopravvivenza.